Sono Vania Marinello nata a Pieve di Cadore il 10 novembre 1970 e, fino al 2005, residente a Sottocastello, piccola frazione di circa 400 abitanti.
Ho studiato giurisprudenza a Bologna e sono diventata avvocato nel 2000. Ho sempre esercitato la professione legale con grande piacere e posso dire che mi ha permesso di conoscere molte persone, colleghi, magistrati e anche altri professionisti di diversi settori, di grande spessore. Diventata avvocato, dopo una breve esperienza professionale a Conegliano, ho aperto il mio studio legale dapprima con una collega e successivamente in proprio. Nell’agosto 2015, con mio marito Mauro e la nostra bambina Anita, che all’epoca aveva nove anni, abbiamo deciso di trasferirci a Southampton in Uk per quella che doveva essere un’esperienza professionale e personale della durata di un anno e che poi si è trasformata in una scelta definitiva.
L’idea era quella di ottenere il titolo di Solicitor, imparare bene l’inglese e poi tornare a casa. I nostri programmi si sono poi modificati ed abbiamo deciso di restare. Ora lavoro in proprio come Registered European Lawyer in attesa di vedere approvata la domanda che ho già presentato di registrazione come Solicitor. Le materie di cui mi occupo sono il diritto di famiglia e l’immigrazione.
Nel frattempo da quando siamo qui è intervenuta la Brexit che ci ha tenuti con il fiato sospeso per un lungo periodo e che ora sembra essere in dirittura di arrivo con l’uscita del Regno Unito finalmente avvenuta a fine gennaio 2020 e con molta attività di mediazione ancora da svolgere per ottenere quella che noi speriamo sarà un’uscita con accordo.
Per una persona che decide di emigrare in UK adesso cosa cambia? Cosa deve fare?
Per chi vuole entrare ora nel Regno Unito e fino allo scadere del periodo transitorio che si protrae fino a fine 2020, cambia ben poco perché coloro che hanno ottenuto, od otterranno, il settled o pre-settled status entro fine anno manterranno gli stessi diritti che avevano coloro che sono entrati secondo le direttive europee. Per entrare nel Regno Unito oggi, quindi, basta avere il passaporto o la carta di identità (anche se è sempre preferibile avere il passaporto, ndr), reperire un alloggio, aprire un conto corrente bancario preferibilmente reale ma è possibile anche averne uno on line, ottenere il National Insurance Number, che è paragonabile all’italiano Codice Fiscale e ti permette di cercare ed ottenere lavoro ed essere intestatari di almeno una utility bill (utenza di casa) che ti permette di dimostrare dove abiti. Con questi documenti, nel giro di qualche mese si sarà in grado di fare domanda per ottenere il pre-settled status che permetterà di vivere in UK per i successivi cinque anni e poi, appena maturati i cinque anni di residenza, di presentare domanda per il settled status e quindi per chi lo vuole, dopo un ulteriore anno, presentare domanda per ottenere la cittadinanza inglese che si sommerà a quella italiana.
Per chi è già qui, dal punto di vista burocratico, non cambia nulla salvo che dovremo tutti presentare domande di settled o pre-settled status che ci garantirà il diritto di rimanere a tempo indeterminato nel primo caso o per la durata di cinque anni nel secondo caso. Faccio presente che il Governo inglese per favorire i cittadini europei ha deciso di esentare queste domande da qualsiasi tassa.
Successivamente, le cose cambieranno moltissimo: cambierà tutto sia per i nuovi arrivati che per coloro che già sono qui e che non hanno intenzione di presentare domanda di settled status. Ci sono infatti moltissimi europei, anche persone che sono già qui da moltissimi anni e potrebbero avere già la cittadinanza inglese, che per un motivo o per l’altro non intendono presentare domanda. Io questa scelta non la condivido ed esorto sempre tutti a richiedere lo status, ma molti si rifiutano di farlo.
Merita dare un brevissimo accenno a come cambieranno le cose anche se tutto potrà ancora essere modificato nel caso di no deal. Le domande di ingresso verranno valutate sulla base di un sistema a punti come quello australiano. Verranno favoriti gli ingressi di personale qualificato che dovrà già essere in possesso di un’offerta di lavoro con un reddito non inferiore a £25.600 oppure a circa £21,000 per alcune professioni particolari come quelle sanitarie e dovrà avere già una conoscenza della lingua inglese. Non sarà più possibile arrivare in UK senza sapere l’inglese e senza avere un lavoro. I visti per professioni non qualificate come quelle nell’ambito della ristorazione non saranno approvati, salvo che per la durata di sei mesi, con l’obbligo poi di uscire dal territorio inglese e non farvi più ritorno per almeno altri sei mesi. Tutto questo nell’ottica di favorire l’impiego di personale inglese e di alzare gli stipendi minimi che ora pare siano ribassati a causa dei lavoratori europei non qualificati, che sottraggono lavoro agli autoctoni e si accontentano di lavorare per stipendi al di sotto della soglia minima consentita.
In poche parole se questo sistema fosse stato in vigore nel 2015 io non sarei mai potuta restare, perché il mio livello di inglese era veramente scarso e non avevo un’offerta di lavoro in essere. Ma non solo. Neppure tutti quelli che hanno deciso di venire in UK per fare un’esperienza di vita o perché in Italia non avevano un lavoro o perché volevano dare una svolta alla loro vita, con questo sistema non avrebbero potuto rimanere. Devo quindi ammettere di ritenermi fortunata che all’epoca le cose erano diverse.
Da bellunese in UK come vedi questa uscita del Regno Unito dall’UE?
In realtà sono fermamente convinta che è diritto di ciascun popolo decidere cosa fare. Gli inglesi hanno deciso di uscire dalla UE perché si sentivano vincolati dalle sue normative e perché ritengono di poter fare meglio e di più senza i legami europei. Rispetto la loro decisione e visto che vivo qui, ho la mia casa qui e pago le tasse qui, mi auguro che sia stata e sarà la scelta migliore. Io probabilmente avrei votato diversamente, ma io non sono inglese e quindi su questo non ho diritto di esprimermi.
Quali saranno le conseguenze a breve e a lungo termine?
A parte le differenze di cui ho solo brevemente accennato in precedenza sul nuovo sistema a punti posso dire che le conseguenze della Brexit che al momento posso notare sono un irrigidimento da parte degli inglesi verso l’europeo. Ovviamente non si deve generalizzare e questo non significa che gli inglesi siano improvvisamente diventati razzisti, ma sono diventati forse anche, loro malgrado, per le ragioni che spiegherò tra un attimo, molto più attenti e rigorosi nel valutare e selezionare le varie domande che gli vengono presentate. Una domanda di lavoro o l’affitto o compravendita di una casa, una domanda presentata a qualsiasi ufficio pubblico ora vengono valutate molto più nel dettaglio e con posizioni di rigidità. Il concetto di ambiente ostile che era stato introdotto già diversi anni fa oggi si è irrigidito ulteriormente. Per fare un esempio pratico la regola generale vuole che un proprietario di un immobile, che viene concesso in locazione, o un datore di lavoro sono responsabili penalmente e soggetti a reclusione se affittano la casa o assumono qualcuno che non è in regola con il visto. Per gli europei il problema è che da quando è entrato in vigore il sistema del settled status è diventato molto più difficile fornire la documentazione richiesta. Il settled status non prevede infatti il rilascio di alcun documento cartaceo e la posizione personale può essere verificata solo on line. Questo sistema è stato pensato con l’intento di rendere più facile e veloce la verifica on line, ma nella pratica pare non funzionare. Capita che per questa ragione il landlord o il datore di lavoro preferiscano negare l’affitto o il posto di lavoro all’europeo preferendo il non europeo che può fornire un visto cartaceo che può essere fotocopiato e visionato in caso di necessità.
Non posso certo dire che gli inglesi siano razzisti. Da quando è stata fatta la votazione sulla Brexit nella zona dove vivo non ho assistito a veri episodi di razzismo, ma pare che qualche episodio ci sia stato specialmente nei confronti dei cittadini polacchi che qui sono veramente mal visti, pur essendo gran lavoratori e nella media assolutamente brave persone venute in UK solo per lavorare. Purtroppo però queste sono situazioni dovute più all’ignoranza personale, che alla Brexit in sé e quindi non le considero come un suo effetto.
Sicuramente ci saranno aumenti dei prezzi delle merci dovuti ai dazi, che fino ad ora non ci sono. I prezzi al supermercato si sono già alzati un pochino, ma vengono camuffati da escamotage come ad esempio vendere la bottiglia di bibita allo stesso prezzo di prima, ma in quantità minore così che il compratore medio non ci faccia caso. A lungo andare e con l’introduzione dei dazi temo però che il problema si farà sentire.
C’è timore inoltre per le attività connesse con il pubblico. Molte catene di ristoranti ad esempio, ma anche il servizio sanitario nazionale, hanno già fatto presente che temono difficoltà dovute al calo di personale disponibile a lavorare nei rispettivi settori. Ad esempio quelli che in Italia sono gli OSS sono qui per la quasi totalità stranieri europei che guadagnano circa otto sterline l’ora e che non raggiungono il minimo salariale previsto dal nuovo sistema a punti. Nell’ospitalità è difficilissimo trovare personale inglese. Se non ci saranno più i camerieri europei da chi saranno svolti questi lavori? Queste persone se ne andranno e lasceranno posti vacanti che gli inglesi pare al momento non siano interessati ad occupare perché le considerano professioni minori e mal pagate. Il governo però è convinto che i posti che si renderanno vacanti saranno presto occupati dai cittadini inglesi, quindi per ora il problema non viene considerato come rilevante.
Gli inglesi che conosco non sembrano al momento essere affatto preoccupati per eventuali effetti negativi della Brexit e sembrano fiduciosi in un esito assolutamente positivo. Gli europei che conosco, invece, un po’ di preoccupazione la rivelano, anche perché per ora non è ancora ben chiaro cosa succederà. L’Home Office che si occupa dell’immigrazione ha già respinto delle domande di settled status e ordinato il rimpatrio di alcuni europei che si sono macchiati di precedenti penali facendo chiaramente intendere che verrà applicato il criterio di tolleranza zero.
Come ho già detto, io mi auguro che questa si rivelerà la scelta migliore. Per ora è quasi impossibile dirlo visto che si può solo ipotizzare, ma ci sono talmente tante variabili che è difficile capire come andrà a finire.