Sono Stefania Del Fabbro, ho 26 anni e sono originaria di Campolongo di Cadore, in Comelico. Ho frequentato il liceo classico a San Vito di Cadore e mi sono successivamente trasferita a Udine per intraprendere il corso di laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari. Durante l’ultimo anno di laurea magistrale ho preso parte a un’iniziativa europea chiamata ERASMUS+ Mobility Programme, che mi ha permesso di trascorrere sei mesi all’University College Dublin (UCD), in Irlanda. Inaspettatamente quest’esperienza dublinese si è trasformata in una grande opportunità di crescita personale e professionale, che mi ha dato il coraggio di mettermi in gioco e accettare nuove sfide. Sono quindi partita alla volta di Southampton, in Inghilterra, dove lavoro come ricercatrice nel gruppo di Human Nutrition and Metabolism al Southampton General Hospital. Il mio progetto di dottorato è incentrato sugli effetti di alcune fibre alimentari, o “prebiotici”, sul sistema immunitario di persone sane e di individui affetti da malattie gastrointestinali, come ad esempio la colite ulcerosa o il morbo di Crohn.
Perchè hai scelto di emigrare in UK?
Dopo la bellissima esperienza a Dublino, ero incuriosita dall’idea di sperimentare come fosse vivere e lavorare in un’altra città europea. L’occasione è presto arrivata quando Mattia, il mio fidanzato, ha ricevuto una proposta di lavoro in Inghilterra: non ci ho pensato su due volte e, a un mese dalla laurea, ho preparato la valigia e mi sono trasferita a Southampton, dove vivo ormai da due anni.
Il tuo staff è internazionale? Ci sono altri italiani?… bellunesi?
All’interno del gruppo di ricerca in cui lavoro sono l’unica italiana, ma ci sono colleghi finlandesi, tedeschi, colombiani, brasiliani, romeni e anche, sì, qualche ricercatore inglese! Credo che questa varietà culturale e linguistica sia la cosa che apprezzo di più dell’Inghilterra. Trovo che parlare con persone con delle radici così diverse dalle mie sia molto stimolante per superare i pregiudizi e scoprire nuovi modi di vivere.
Quali le principali differenze tra Italia e Regno Unito?
Le differenze tra Italia e Inghilterra sono molte, e la prima che ho notato è nel paesaggio. Ormai mi sto abituando al grigiore inglese, ma mi manca tanto svegliarmi al mattino e vedere i nostri cieli blu, le montagne e le case di legno! Un’altra grande differenza sta nell’organizzazione. Gli inglesi sono altamente efficienti: la burocrazia è snella e tutto viene svolto online, riducendo così le code negli uffici e i tempi di attesa. Poi, la gente. Noi italiani siamo un popolo allegro e caloroso, con un forte legame per la famiglia e la terra da cui veniamo. Gli inglesi sono invece persone più riservate e indipendenti, di cui stimo molto la determinazione e ricchezza di interessi. Infine, ho notato che qui in Inghilterra c’è molta più meritocrazia, che a mio parere stimola le persone a svolgere il proprio lavoro con maggiore entusiasmo e soddisfazione.
Hai timore della Brexit?
Da italiana all’estero non posso dire di vivere la Brexit a cuor leggero, soprattutto pensando al forte impatto che questa decisione sta avendo, e avrà, sul resto d’Europa. Il fatto di poter viaggiare liberamente all’interno dell’Unione Europea è un privilegio di cui non sempre ci rendiamo conto e che, a volte, diamo per scontato. Non credo sarà più così semplice dopo la Brexit. Inoltre, lavorando in ambito accademico, temo che anche le università inglesi risentiranno molto di questa decisione, dal punto che moltissimi progetti di ricerca in Regno Unito sono finanziati dall’Unione Europea.
Dall’estero dove deve migliorare la provincia di Belluno?
Sono molto orgogliosa di essere nata e cresciuta nel Bellunese, e mi piace sempre raccontare dei nostri bei posti agli stranieri che incontro in Inghilterra. Un consiglio che mi sento di dare alla nostra provincia è quindi quello di puntare alla promozione del territorio, iniziando dal miglioramento di trasporti e servizi. Il secondo è quello di tenersi al passo con i tempi in termini di digitalizzazione, aumentando le informazioni e le risorse disponibili online.
Suggeriresti la tua esperienza a un giovane bellunese?
Decisamente sì. A volte i giovani rinunciano alle proprie passioni solo per non fare lo sforzo di cambiare. Il mio consiglio è quello di inseguire i propri sogni, anche se portano lontano, senza paura di fallire. Trovo che in Italia siamo spesso molto pessimisti e facciamo fatica ad uscire dalla nostra zona di comfort. Viaggiare è un bel modo per mettersi in gioco e vedere le cose da una prospettiva diversa.
Un consiglio ai politici italiani e bellunesi
L’unione fa la forza! Per promuovere l’enorme potenziale dell’Italia credo sia importante mettere da parte gli interessi personali e lavorare insieme per un bene comune. Nessun Paese è perfetto, ma l’Italia ha ancora tanto da imparare, in termini di politica, da altri Stati. Devo dire che sono fiera del lavoro che è stato fatto dai politici bellunesi nell’affrontare il post alluvione e il mio consiglio è di usare la stessa determinazione per affrontare i problemi quotidiani della Provincia.