Sandra Noemi Dal Pont. La mia vocazione? Trasmettere e insegnare la lingua italiana

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Mi chiamo Sandra Noemi Dal Pont, ho 57 anni, sono nata e cresciuta a Buenos Aires, i miei nonni paterni, entrambi bellunesi, di Sitran, sono emigrati in Argentina nel 1934. Ho frequentato la scuola elementare italiana “Centro Culturale di Olivos” e poi ho continuato gli studi al Liceo Scientifico Cristoforo Colombo di Buenos Aires. Crescere in un ambiente biculturale mi ha donato un’esperienza unica: la costruzione di una propria identità, arricchita culturalmente da diversi punti di vista, memorie e pensieri e ricevendo dall’italianità qualità innegabili e preziose.
Appena finiti gli studi, all’età di 18 anni, mi sono trasferita a San Carlos de Bariloche, una delle città più conosciute della Patagonia Argentina, e qui ho iniziato a lavorare come insegnante presso una scuola italiana. Da quel momento, trasmettere e insegnare la lingua e la cultura italiane è diventata la mia vocazione. Non ho mai smesso di farlo, amo il mio lavoro e anche se lo faccio da una vita, non mi annoia per niente, anzi lo vivo come una sfida molto interessante e come un arricchimento quotidiano.
L’altra mia passione è la montagna, e per gli amanti della natura Bariloche è la città ideale: i suoi laghi, le sue giganti montagne e l’aria fresca e pulita, non a caso scelta, agli inizi del ‘900, dal bellunese Primo Capraro, imprenditore, pioniere nel commercio, nell’industria e nel turismo che con il suo talento ha saputo lasciare il segno nello sviluppo di San Carlos de Bariloche.

Quante volte sei stata a Belluno? Cosa ti manca delle tue radici?
Grazie al mio lavoro e a delle borse di studio sono stata in Italia parecchie volte; con queste opportunità ho potuto visitare Belluno e conoscere il paesino dei miei nonni. Più tardi sono tornata con i miei due figli, perché considero che conoscere le proprie radici possa contribuire a sviluppare un forte senso di chi siamo veramente. Il modo in cui ci identifichiamo nelle nostre storie di famiglia contribuisce a stabilire una nostra identità di fondo unica e autentica. Il mio sogno è quello di ritornare; mi piacerebbe fare escursioni in montagna, trekking e cicloturismo, percorrere le meravigliose piste ciclabili, oppure perdermi nelle stradine di campagna per ammirare i paesaggi da cartolina.

Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e il Parco di Nauhel Huapi. Un progetto che dovrebbe essere concretizzato? Cosa porterebbe questo “gemellaggio” tra i due Parchi?
Nel 2007 una delegazione del Comune di Belluno è venuta in visita ufficiale in Argentina, per stringere un patto di amicizia con la nostra città, insieme a loro c’erano anche dei rappresentanti del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Hanno approfittato dell’occasione per sottoscrivere un gemellaggio con il Parco Nazionale di Nahuel Huapi, con sede a Bariloche.
Tra gli obiettivi dell’accordo risultano: lo sviluppo di programmi di cooperazione; la promozione di attività di ricerca scientifica e tecnica; la collaborazione in programmi di comunicazione ed educazione; lo sviluppo di politiche socio-economiche e culturali compatibili con la natura del territorio e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale locale; il coinvolgimento della popolazione residente, ecc.
Purtroppo gli obiettivi non sono stati tradotti in attività concrete. Il problema dei finanziamenti di queste iniziative si è evidenziato come l’ostacolo più grande e importante. Comunque, la possibilità di uno scambio di esperienze e informazioni tecniche, l’attività di formazione destinate a giovani italiani e argentini, i progetti comuni di educazione e divulgazione ambientale, potrebbero favorire e facilitare lo sviluppo e il sostegno delle attività turistiche e lo sviluppo culturale di entrambe le regioni.

Che opportunità può dare Bellunoradici.net?
Certamente questo portale favorirà la creazione di legami più stretti tra i discendenti bellunesi nel mondo. Ci permetterà di conoscere persone nuove, con le quali condividiamo le stesse radici, di facilitare scambi culturali, di condividere storie, esperienze, e soprattutto di mantenere vivo il legame con la nostra terra di origine.

È ancora attiva la comunità di bellunesi presente nella tua zona?
Nonostante il gran numero di discendenti di italiani in Argentina, purtroppo non è così comune che queste persone conoscano la loro provenienza e parlino l’italiano. A Bariloche c’è stata un’importantissima migrazione di italiani, spesso raggruppati in diversi circoli e associazioni, non solo quella dei bellunesi. Col passare del tempo, purtroppo, le nuove generazioni non si sono sentite molto identificate con la loro discendenza e quindi sono meno coinvolte nelle attività sociali proposte.
D’altra parte, però, la realtà socio-economica dell’Argentina ha portato soprattutto i giovani a voler ottenere la doppia cittadinanza e di conseguenza il passaporto italiano come ricompensa proficua che potrebbe aprire molte porte.
Tutto questo è vero: essere cittadino europeo vuol dire avere libertà di scelta in un mare pieno di opportunità. Ma, in particolare, vorrei che la comunità bellunese della mia città rifiorisse e si facesse sentire. Quando penso ai miei nonni, mi rendo conto che quel che mi resta di loro sono storie e ricordi del passato. Il mio desiderio è quello di mantenere vivi questi ricordi, di mantenere viva la nostra storia e, con una comunità bellunese locale attiva, questo potrebbe diventare realtà. Il nostro compito, come fieri discendenti di Belluno, è quello di riscoprire i valori dell’onestà, della disciplina, dell’efficienza, del lavoro, dello spirito di sacrificio che distinguevano gli immigrati bellunesi che sono arrivati in questa terra e l’hanno trasformata in una delle più belle città al mondo.