Giada Bortoluzzi. Una bellunese nel tempio del calcio

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Il bianco candido e iconico della divisa. Il profumo dell’erba di uno stadio leggendario come il “Bernabéu”. E poi Ancelotti, Benzema, Modrić, Kross, Courtois… Com’è questo olimpo del calcio visto da vicino? Per capirlo, chiedere a Giada Bortoluzzi, giovane bellunese che per il suo master in Giornalismo sportivo alla Universidad Europea de Madrid sta lavorando alla Real Madrid TV, il canale televisivo del club spagnolo dominatore – ieri come oggi – delle competizioni nazionali e internazionali. Probabilmente il dettaglio che segue è superfluo, ma giusto per farsi un’idea: 35 campionati di Spagna, 14 tra Coppe dei Campioni e Champions League, 2 Coppe UEFA, 3 Intercontinentali e 5 Coppe del mondo FIFA, più una miriade di altri trofei e record che lo spazio di questo articolo non consente di citare. E poi una sfilza di campioni, palloni d’oro e superstar da far venire la pelle d’oca ad ogni appassionato. Un tempio del pallone nel quale Giada, laureata con lode in Comunicazione e Media Contemporanei per le Industrie Creative all’università di Parma, è entrata a gennaio di quest’anno. E che giorno dopo giorno non smette di stupirla. «Ma – ci tiene a precisare – sono fin da piccola juventina, perché la fede religiosa e quella calcistica non si cambiano».

Com’è il mitico Real visto da dentro?
È una grande realtà, non solo una squadra di calcio, ma un’azienda che ogni anno raggiunge grandissimi risultati sportivi ed economici. Un’azienda che funziona benissimo, un po’ come la “nostra” Luxottica, se vogliamo fare un paragone. Una vera e propria eccellenza la cui forza sta nell’aver creato una famiglia, nell’aver plasmato un gruppo che non punta solo a vincere, ma anche a portare avanti la propria filosofia in un clima di competizione sana e non tossica. Un club con un tipo di leadership che può rivelarsi decisiva in tutti i campi della vita. E farne parte è elettrizzante.
All’interno della Real Madrid TV, di cosa ti occupi?
Mi occupo della parte di redazione: montare ed editare video, fare reportage. Ho modo di partecipare alle conferenze stampa pre-partita e a parte degli allenamenti. Per un incontro con tutti i fan club del Real ho avuto l’occasione di conoscere Roberto Carlos. Inoltre, ho potuto intervistare Emilio Butragueño, uno dei calciatori stella del Real Madrid degli anni Ottanta e Novanta. Per me è stato un onore.

Come è stato il primo impatto con questa realtà?
All’inizio del master sono stata selezionata, quasi per caso, per andare a seguire una partita come fotografa. Non avevo mai fatto fotografia in vita mia, ma c’era questo posto libero e ho colto l’opportunità al volo. Era Real Madrid-Girona, al “Bernabéu”, la mia prima volta in questo stadio immenso. Ne senti tantissimo la storia e quando sono entrata mi sono detta: “Ma sono veramente qui?”. È stata un’emozione enorme trovarmi davanti ai giocatori. Li segui sui social e ti chiedi come sono, poi li vedi dal vivo e sono delle macchine, pazzeschi, giocano in una maniera incredibile, proprio con un gioco perfetto, pulito, che non ho mai visto in nessun’altra squadra di calcio. Dopo un po’, con il passare del tempo, smetti di vederli come miti, capisci che sono persone normali ma con un grandissimo talento, e che lavorano sodo per arrivare dove arrivano.

Come nasce la tua passione per il giornalismo sportivo?
Mi è sempre piaciuto raccontare storie. Sono molto curiosa e ho sempre letto tantissimo. E questa cosa mi ha portato a chiedermi, già da piccola, cosa avrei fatto da grande. Le ipotesi erano tante, ma l’idea di fondo, il desiderio, era quello di poter raccontare agli altri qualcosa. Sono sempre stata attratta dal cinema e dallo sport, in generale del mondo dell’intrattenimento. Mio papà è un grande appassionato di sport e di calcio e quindi sono cresciuta con le partite della Juventus. Anche a me lo sport è sempre piaciuto, pur non essendo una grande sportiva. Ho provato un po’ di tutto, ma non mi sono mai affezionata a uno sport in particolare, però mi è sempre piaciuto guardarlo in televisione. Questo è ciò che mi ha portato a dire che un giorno avrei voluto raccontare lo sport in Tv. Così è nata questa passione per il giornalismo in generale e, negli ultimi anni, per il giornalismo sportivo.

Per come la stai vivendo tu, che città è Madrid?
Una città di cui mi sono innamorata. Sono arrivata qui a settembre del 2021 per l’Erasmus nel mio ultimo anno di università e mi sono sentita veramente a casa, parte di una famiglia. Conclusa questa esperienza, ho quindi deciso che volevo rimanere.
È una città viva, molto giovane, ma allo stesso tempo ordinata e molto sicura. È un luogo in cui avverto molto forte la sensazione di poter seguire i miei sogni, in cui mi sento me stessa al cento per cento. Ho delle grandi ambizioni e Madrid mi sta dando le risposte che cercavo. Ovviamente sono ben consapevole che per raggiungere i miei obiettivi devo lavorare tanto e duramente, mettermi in gioco e a volte – come dice mio papà – prendere qualche stecca sui denti, cadere, rialzarmi. E in effetti qui sta succedendo questo.

Cosa ti manca di Belluno?
Sicuramente la mia famiglia e i miei amici. Finché vivi nella tua città non vedi l’ora di uscirne, di stare per i fatti tuoi, ma quando te ne vai cominci a capire che anche se la famiglia e gli amici ci sono sempre è più bello coltivare i rapporti dal vivo. Poi mi manca tantissimo l’organizzazione. Madrid è una città organizzatissima e ordinatissima, ma è lo spirito delle persone che è diverso: qui ci si sveglia un po’ più tardi, si va a letto più tardi, si pranza e si cena a orari un po’ diversi dai nostri. Inoltre, mi manca moltissimo il cibo italiano. E poi le montagne, respirare l’aria di montagna, un qualcosa legato all’infanzia e che ti fa sentire sempre a casa.

Un consiglio ai giovani bellunesi?
Sono anche io molto giovane perché ho solo 23 anni e quindi non voglio dare lezioni a nessuno, però quello che posso suggerire è di seguire veramente le proprie passioni. Non ha senso vivere per accontentare gli altri o per far piacere a un genitore o un amico. La vita è molto breve e va vissuta appieno. Perciò credo che la cosa più importante sia capire veramente quali sono le proprie inclinazioni e seguirle senza paura, impegnandosi seriamente per far diventare realtà i propri sogni.
C’è una frase in inglese che mi piace: “Trust the process”, ovvero, confida nel processo, perché tutto ha il suo ritmo, tutto ha il suo tempo, però le cose piano piano arrivano.

Simone Tormen