Mi chiamo Eduardo Felipe Dall’Agnol, ho ventun’anni e vengo da São José dos Pinhais, Paraná, Brasile. Sono pro-pronipote di bellunesi, precisamente feltrini, che si stabilirono sulle “Serra” del Rio Grande do Sul. Quest’anno, con la grazia di Dio, mi laureerò in Storia, dopo aver svolto ricerche sulla storia regionale, principalmente rurale/coloniale, del Sud Brasile.
Sei mai stato a Belluno?
Non ho ancora avuto l’opportunità di visitare Belluno.
Come mantieni vivo il legame con l’Italia e Belluno?
Ecco, io e tanti altri discendenti manteniamo il nostro legame con Belluno attraverso la cultura trasmessa degli emigranti coloniali. Sappiamo bene che molti dei nostri usi e costumi provengono da un Veneto che non c’è più. Arrivato con i nostri antenati principalmente nel XIX secolo e che, essendo ricordato con nostalgia in questo lasso di tempo, è rimasto e si è adattato alla realtà delle loro nuove case qui nel Sud Brasile.
Pertanto, le riflessioni di Belluno, così come di altre parti del Nord Italia, possono essere facilmente percepite nella lingua di gran parte della popolazione discendente della regione, anche tra famiglie che hanno già perso l’abitudine di parlare la lingua veneta.
A questo punto sono molto orgoglioso di dire che tengo vivo con me, e intendo tramandare, il dialetto feltrino, che i miei trisavoli hanno portato da Fastro di Arsiè, e che mi è stato ereditato principalmente attraverso gli insegnamenti di mio nono Zeferino Dall’Agnol.
Inoltre, sia nelle parti del folclore che vengono mantenute attraverso racconti e canti popolari, sia nei valori intrinsechi e ideali di cooperazione, o nella forte tradizione cattolica, come devoto di Nostra Signora della Salute, o, certo, della gastronomia! Il Bellunese si vede qua e là nella vita quotidiana dei suoi discendenti.
Ti piacerebbe un giorno trasferirti a Belluno?
Sicuramente ci ho pensato un paio di volte. Mi piacerebbe vivere nella provincia, almeno per un po’.
Quali sono secondo te le potenzialità di Bellunoradici.net?
Bene, ho una certa esperienza quando si tratta di social network! Ciò è dovuto alla mia tesi di laurea che è finita per entrare in questo campo. E proprio mentre concludo l’importanza e il potenziale dell’utilizzo di questi network per il mantenimento della cultura locale e, allo stesso tempo, per l’allargamento degli orizzonti rispetto alle realtà globali, ho notato interessanti aspetti relativi al progetto Bellunoradici.net. Consentendo il contatto tra bellunesi provenienti dalle più svariate parti del mondo, questo social network diventa importante per lo sviluppo di nuove relazioni tra membri di un’origine comune, qualcosa che li colleghi profondamente. Un fattore tale di connessione e appartenenza che è molto decisivo al successo di una rete sociale che cerca di stabilire e completare obiettivi comuni tra i suoi membri.
Un ricordo trasmesso dai tuoi avi di Belluno.
I ricordi che mi sono venuti da Belluno sono arrivati in modo indiretto, perché ovviamente non ho conosciuto i trisnonni. In generale quello che mi è venuto in mente è un ritratto di un altro tempo, di grande povertà nella regione, soprattutto nelle valli dolomitiche. Molte famiglie sono state costrette a decidere se unirsi all’industrializzazione o prendere nuove direzioni lontano dalle loro terre d’origine, cercando di mantenere le loro vite contadine.
E anche le esperienze che ci hanno raccontato sull’Italia sono strettamente legate al campo. I ricordi che ho dei racconti che coinvolgono Fastro sono molto simili a quelli che il mio nono racconto della Serra nei tempi antichi, ma con più neve e invasioni austriache.