Martedì 7 dicembre, nella festa di Sant’Ambrogio, il teatro della Scala di Milano, simbolo dell’opera lirica nonché fulcro dell’identità artistica italiana, torna a illuminarsi dopo mesi di incertezze portate dalla pandemia. L’opera, presentata in diretta mondiale, è il “Macbeth”, in cui l’esplosiva soprano bellunese Chiara Isotton ha figurato nei panni della dama di Lady Macbeth, un ruolo di fianco alla stella del melodramma Anna Netrebko. Dopo anni di studi e di carriera internazionale, Chiara torna alla Scala, il teatro con il quale ha instaurato un legame speciale sin dagli anni in cui frequentò la sua Accademia. Le emozioni che Chiara ha sempre trasmesso durante i suoi debutti l’hanno ripagata di grande fiducia e aspettativa… bisogna dire che martedì l’artista si è davvero superata.
Abbiamo intervistato la nostra Chiara, motivo di grande orgoglio italiano e soprattutto bellunese, con lo scopo di capire chi sia davvero la donna genuina e grintosa che ci regala momenti meravigliosi sul palco.
Parliamo di come è nata la Chiara attuale, come è arrivata la gigantesca ambizione della lirica? Chi ti ha supportato?
«L’amore per la lirica è nato in maniera graduale, ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia dove la musica si è sempre fatta in maniera molto spontanea. I miei genitori cantavano nei cori locali e hanno trasmesso questa passione a noi figli. Da piccolina presi poi parte al coro dei mini cantori di Bes, da lì è nato un po’ il tutto. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto in questa scelta, è fondamentale sapere che gli affetti sono dalla tua parte».
È stato difficile uscire da una realtà come Belluno? Che opportunità ti ha dato questa città per quanto piccola possa essere?
«Non è stato difficile, sono anni che non vivo più a Belluno, ma torno appena posso, è casa mia. Belluno mi ha dato comunque delle opportunità, se non ci fosse stato il coro di voci bianche e la scuola di musica Miari, dove ho fatto i primi passi nella musica, non so se avrei intrapreso questo percorso. Belluno è una realtà che va sostenuta perché ha un potenziale enorme. Ci tengo a dire che i bellunesi sono stati molto presenti per il mio debutto alla Scala, l’affetto che mi hanno dato è impagabile, noi bellunesi siamo una grande famiglia».
Hai trovato difficoltà ad inserirti nel mondo del grande teatro lirico? C’è un clima competitivo tra voi protagonisti del palcoscenico?
«La competitività tra noi artisti c’è, non lo nego, ma come in tutti gli ambiti lavorativi. Sono del parere che se è una competitività che porta a migliorarci nello studio e nell’esibizione non può che essere utile. Inserirmi nel mondo lirico è stato molto naturale per me, un percorso lungo ma graduale».
Ti ricordi il tuo primo importante debutto? Com’è stato?
«Ogni debutto ha un posto speciale nel mio cuore. I primi sono stati in conservatorio, mentre da professionista il primo ruolo veramente importante è stata la Tosca a Spoleto nel 2013».
Cosa scatta dentro di te quando si apre il sipario?
«Sul palcoscenico sono felice, è l’unico posto dove mi sento a mio agio. Negli anni ho imparato ad assaporare l’energia che arriva dal pubblico; ogni volta do tutta me stessa, il tempo si ferma e resta solo l’arte, la musica. Mi sento una privilegiata a poter trasmettere i significati delle opere partorite dai grandi compositori. Non c’è posto al mondo dove potrei stare se non lì, nel teatro».
Mentre canti, qual è il tuo obiettivo?
«Emozionare il pubblico, riuscire a toccare il cuore di chi mi ascolta. Io stessa mi emoziono mentre sto sul palcoscenico perché vivo sempre ciò che canto. Si crea spesso una grande empatia con il pubblico. La musica è talmente bella e eterna che non se ne può fare a meno».
Tornassi indietro nella tua carriera, cambieresti qualche scelta passata?
«Sono consapevole di aver fatto scelte forse sbagliate, ma tutto sommato sono contenta, la strada si sta rivelando giusta, quindi no, non cambierei assolutamente nulla».
Gli artisti sono spesso costretti a spostarsi. In tanta frenesia hai un luogo o delle persone che rappresentano per te “casa”?
«Casa per me è Belluno, è Salce, il mio paese. Appena posso torno, anche se vivo a Firenze, per ricaricarmi dell’energia unica che mi trasmette l’aria bellunese. Allo stesso modo viaggiando imparo moltissimo, capisco davvero che siamo tutti delle goccioline nell’oceano. È uno degli aspetti che amo di più del mio lavoro anche se vivo sempre con la valigia fatta».
Hai dei sogni nel cassetto? Obiettivi o progetti di vita che desideri più di tutti realizzare?
«I sogni nel cassetto ci sono però, per scaramanzia, non si svelano perché altrimenti non si avverano più».
Chi è oggi Chiara?
«Chiara è una musicista, è un soprano che spera di continuare a esserlo ancora a lungo».